Continuare a parlare o iniziare ad agire?
Per il prossimo articolo avevo già in mente l’argomento da trattare, quando, qualche giorno fa mi arriva una mail da Dan Bogiatto dal titolo “Parla, parla che tanto non risolvi nulla”… Una sua riflessione, uno scritto che, se sei pronto, arriva dritto dove deve arrivare. Vi riporto integralmente la mail certa che per qualcuno potrà essere un inizio…
“Buongiorno,
mi sveglio felice, e allo stesso tempo stanco, dopo aver concluso questi giorni di Reload che sono stati intensi, magici, carichi e ricchi di sorprese e di cambiamenti.
Insieme abbiamo toccato corde profonde che fanno parte di tutti i sistemi di credenze con cui le persone vengono cresciute, sia da parte dei genitori, che della società stessa, della cultura e del paese.
Sistemi automatici che vengono dati per scontati perché non se ne conoscono altri.
Confini di falsa sicurezza che non permettono alle persone di sperimentare quello che sta al di fuori di essi.
Infatti oggi parleremo proprio di uno di questi sistemi, che fa parte di una credenza estremamente distruttiva per la vita delle persone.
Come risolvere i problemi.
O meglio, in questo caso, come non risolverli.
Vedi, le persone vengono cresciute in una cultura psicologica in cui viene insegnato che il modo migliore per risolvere i problemi è parlarne, parlarne e ancora parlarne.
Parla che ne passa.
Sfogati, passa ore seduto su un lettino ad esplorare le insondate pieghe dell’inconscio, dell’io, dell’ego, dell’umanità e della coscienza comune.
A cercare di comprendere quale farfalla che passò quel giorno ti causò un trauma profondo nei confronti della vita e dei tuoi genitori.
Ti potrò sembrare irrispettoso, ma non sto offendendo nessuno, nessun professionista, che fra parentesi io ammiro molto, perché anche la psicologia moderna ha ormai confermato e riconfermato che questi metodi non funzionano.
Che non sono proattivi al miglioramento della persona, anzi.
Questa cultura psicologica è così radicata nelle persone che è una delle ragioni per cui passano, anzi, sprecano decenni della loro preziosa vita a fare sempre le stesse azioni, gli stessi errori e ad avere la stessa vita che non vogliono.
Ti faccio un esempio pratico.
Immagina un vaso.
Ora, sopra questo vaso ci sono delle perdite costanti, che sono tutte le falle di un sistema idrico scassato, di tubature vecchie, che sarebbero la vita della persona, un sistema vecchio e distrutto che perde da tutte le parti.
Ora immagina le famose goccioline che, man mano, lo riempiono, fino quasi all’orlo.
Ecco, tutte quelle goccioline sono le ore passate a fare un lavoro che le persone odiano, sono le ore sprecate a litigare, le ore perse o mai avute con i figli, con il partner, sono tutti i soldi che mancavano per viaggiare, i troppi soldi spesi male e i troppi mutui aperti.
Ma non solo, sono la noia, la mancanza di scopo nella vita, l’abbondanza di un lavoro che però divide la famiglia, la solitudine dietro ad una scrivania nel cuore di Manhattan mentre ti specchi sulla città.
La sensazione che ci sia qualcosa di tremendamente sbagliato, come la luce in fondo al tunnel che pare quella del sole ma si rivela essere un treno.
Sono i sogni irrealizzati, la “gioventù persa”, i rimorsi, l’amore che, come sangue, continua a uscire da un matrimonio ferito fino ad esaurire, sono i figli che crescono senza i genitori, lo stress di arrivare a fine mese, l’odio di svegliarsi il lunedì, le diete dopo mesi di junk food, le bisticciate con i parenti e le foto di posti ma visti.
L’incombente verità che non sono i soldi, né troppi né pochi.
Sono invece le bugie che impediscono alle persone di vivere la vita che vogliono, le false credenze, le false sicurezze che, come catene invisibili, vincolano la persona in questa vita.
Falle scorrere ancora.
E da una pozzanghera, l’acqua sale vertiginosamente, come l’ascensore in un grattacielo a Dubai.
E, mano mano, il vaso si riempie di queste lacrime, piante dal cuore che sogna una vita felice.
Finché arriva quell’ultima goccia, l’ultima litigata, un’ultima parola detta da un collega, un saluto dimenticato da parte dei figli, l’ultima ora di lavoro di troppo che non ti pagherà mai abbastanza per compensare la tristezza della tua famiglia che ti aspetta a cena con un posto vuoto.
La vedi più chiaramente ora la situazione?
Pochi soldi, tanti soldi, ricco, povero, un lavoro che paga bene o due che pagano poco, non ti renderanno sicuramente felice.
Alto, basso, bello, brutto, due, tre figli, un matrimonio, una casa nuova.
Niente di tutto questo riesce a sistemare le cose.
Ed infine, mentre la famosa, ultima, innocente goccia, squarcia la superficie ormai troppo colma, tu crolli.
Crolli in un abisso che ormai altro che guardare in te, ormai sa i numeri del tuo conto in banca.
E ora?
Che fare?
Cosa può risolvere davvero le cose?
Come puoi davvero ottenere la vita che vuoi, dove vuoi?
Forse riparando le perdite? Ricostruendo il sistema idrico? Cambiando le tubature? Spostando il vaso?
Magari.
Niente di tutto ciò, invece.
Dove la persona avrebbe potuto raggiungere il punto di rottura in cui finalmente potrebbe decidere di costruire la vita che vuole, dove vuole, il pericolo viene scampato costruendo un sistema di credenze distruttivo per la persona.
In poche parole, ti hanno fregato.
Svuota il vaso, svuota tutto il dolore, le lacrime, i rimorsi, svuotalo tutto finchè non rimane niente.
Passa ore a parlare dei tuoi problemi, a lamentarti con il vicino, con l’amante, con la moglie o il marito, con i figli, con uno psichiatra, con il fratello o il tuo collega.
Rimugina, pensaci, analizza bene i tuoi problemi per trovarne altri grovigli ancora più grossi.
E sai alla fine che cosa fanno le persone?
Più parlano dei loro problemi, più li ingigantiscono.
Da una goccina piccola, diventa un oceano, e anzichè pulirla con lo scottex ora devi drenare un continente intero.
Ora la vedi la trappola?
Dividi il vaso, moltiplica le gocce, e ottieni miliardi di problemi.
Poi, quando senti che non ce la fai più, svuota tutto per ricominciare di nuovo.
E le persone continuano così, come un velenoso ciclo di morte e rinascita in cui però ogni risurrezione non è altro che un girone più avanti nell’ Inferno.
Se ti sembro drastico, pensa a tutte le vite di persone in salute, in un mondo occidentale in cui si trovano un tetto e da mangiare, senza preoccuparsi di essere uccisi ogni giorno, e pensa a quante vite vengono sprecate a preoccuparsi di problemi futili.
A costruirsi una prigione, a distruggere piccoli Tesla o Shakespeare con un sistema scolastico o a illudere a prossimi Steve Jobs o Edison che la vita è davvero solo lavorare, spendere, mangiare e morire.
Ma c’è un’ultima pecca di questo sistema che è forse la parte più vincolante di tutte.
Svuotando il vaso, si dimenticano di agire.
Si dimenticano dei problemi, anche solo per un attimo, e incominciano tutto daccapo.
Pensando che facendo le stesse cose otterrano risultati diversi.
E così, parlando e chiacchierando, si illudono di aver scacciato il mostro sotto il letto che in realtà vive dentro di loro.
Ma continuerà a tornare. Sempre.
Perché, arrivate al punto di rottura, le persone si chiederanno se è possibile uscire da questo circolo, e anziché chiudere il lavandino non faranno altro che svuotare la vasca ogni volta.
Quindi è davvero questa la soluzione, ti chiederai?
Agire?
Facile da dire, più complesso da fare.
Ovviamente l’unico modo di cambiare una situazione è agire.
Ma se pensi che le persone non agiscono, ti sbagli.
Anche non fare nulla è sempre agire.
Ma sarai d’accordo con me che replicare sempre la stessa azione solo perchè dà sicurezza o perchè si è troppo spaventati di fare qualcosa di diverso, vuol dire sperare stupidamente di ottenere un risultato diverso e rimanere intrappolati sempre nella stessa situazione.
Ed è esattamente quello che fanno la maggior parte delle persone tutti i giorni.
Ed è la ragione principale per cui non realizzeranno nessuno dei loro sogni o una vita felice.
Altro che vita che vuoi, dove vuoi.
No?
Ecco, per concludere, ti lascio una riflessione (ed azione, ovviamente).
Pensa ai “vasi” che continui a riempire continuativamente nella tua vita per poi svuotarli dolorosamente e ricominciare tutto di nuovo.
Che azioni stai procrastinando?
Perché?
Cosa pensi di portare avanti?
Ti stai avvicinando alla vita che vuoi, dove vuoi, o stai rimanendo sempre fermo nello stesso punto, affondando sempre di più nelle sabbie mobili?
Parti dalle piccole cose nella tua vita.
Una chiamata, un biglietto, una parola, un ora.
Pensa a quante lacrime continuano a riempire quei vasi.
Quanto ti stanno rovinando la vita quelle azioni che procrastini?
Tutto ciò che sai ti ha portato fin qui.
Per andare oltre, dovrai fare e agire in modo diverso.
Oggi a te l’azione, anzichè la riflessione.
Ricorda che è meglio tardi che mai, ma a volte se arrivi troppo tardi non lo potrai fare mai più.
Alla tua libertà,
dan :-)”
Beh, c’è poco da dire… se queste righe ti hanno” toccato” o più semplicemente ti hanno fatto venire un dubbio, chiediti se è arrivato il Tuo momento e agisci!
E ricorda che Albert Einstein diceva: “follia è fare sempre la stessa cosa aspettandosi risultati differenti“.
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